William Shakespeare in italiano
Sonetto
39
Come potrei i tuoi meriti
cantare
visto che tu sei il meglio di me stesso?
A cosa può servire il mio lodare?
E se è il mio elogio, che vuoi che sia adesso?
Proprio perciò dobbiam viver divisi,
il nostro amore perderà l'unione
e quel che devo a te, ai ruoi sorrisi,
te lo darà questa separazione.
La lontananza sarebbe un tormento
se l'ozio a me la libertà negasse
di quei pensieri che mi fan contento
non permettendo al tempo che ingannasse.
Da uno a due il mio ingegno passa piano
cosicché loda chi in realtà è lontano.
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Sonetto
40
Prendi tutti gli amori in me
rinchiusi
e poi guarda: cos'è che non avevi?
Niente all'infuori di amori delusi
che nel passato tu già possedevi.
Se per bontà mia ricevi l'amore,
dopo rimproverarti più non posso;
ma se mi inganni è pietra il tuo cuore
perché è per gusto che così mi hai scosso.
Ladro gentile, io ti perdono il furto
se pure prendi ciò che mi dà vita.
Eppure Amore sa che è maggior urto
male d'amor che d'odio la ferita.
Lascivia che in amor cancelli il male
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Versione a cura degli
alunni del “Guido Baccelli”
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