Mi strologhi il bel
tempo, che mi dici
di partire leggero;
poi mi tendi
un’insidia di nubi
guastatrici,
lordi il tuo sole
dentro fumi orrendi;
fai breccia nel
rovescio – e non
consola,
né rasciugarmi sotto
il fortunale,
perché non salva la
cura che sola
molce la piaga né
guarisce il male.
Né per vergogna
medichi il mio
affanno,
perché pentirti non
mi risarcisce;
le lacrime tardive
no, non sanno
alleviare la croce a
chi patisce.
Ma nel tuo pianto
amore versa perle
sontuose, che
consolano a vederle.