Sire d’amore mio,
poiché d’un degno
servaggio il tuo
valore, ecco, mi
investe,
un messaggio ti
reco, che sia teste
del mio dovere, e
non prova d’ingegno.
Dovere immane, cui
l’ingegno crudo
appare inane a
ritrovar la rima,
se nel pensiero tu
non l’abbia prima
preso a balia e
nutrito, tutto nudo;
e la qualsiasi
stella che mi muove
mi usi il bene d’un
occhio donatore,
e che per farmi
segno al tuo favore
mi rimpannucci amore
in vesti nuove.
Allora ti amerò
d’amore in posa –
prima, storno la
testa timorosa.