Vergogna nega che tu
senta amore,
amica così
improvvida a te
stessa;
da mille amata, la
mia dèa non cessa
nutrire ai
pretendenti il suo
livore.
Temperie tua
possiede odio rapace
che contro te non
perita tramare:
rovinerà il prezioso
lacunare,
la reggia onde
dovresti avere pace.
Muta pensiero, sì
che muti anch’io;
a che albergare un
sentimento ostile?
Come nel volto, in
cuore sii gentile,
àbbiti cura, per
l’amor di dio.
Fàtti per l’amor mio
doppia e diversa:
che o l’una o
l’altra dèa non mi
sia persa.